1° Convegno Ecclesiale Nazionale – Roma 1976
7 Dicembre 2021
Il primo Convegno nazionale della Chiesa italiana si tiene a Roma dal 30 ottobre al 4 novembre 1976. Il contesto è quello del programma pastorale avviato tre anni prima sul tema: “Evangelizzazione e sacramenti”, nell’intento – scrivevano i vescovi – di “imprimere una spinta vigorosa all’azione apostolica e missionaria della Chiesa in Italia”. Sono passati solo dieci anni dalla conclusione del Concilio e la sua assimilazione è in cima all’agenda. A motivare l’assemblea è anche il rinnovamento della vita delle comunità e l’esigenza di imprimere una nuova unità alla vita ecclesiale.
“Evangelizzazione e promozione umana” è il tema dei lavori, che si aprono con tre relazioni generali, seguite da quattro comunicazioni, da una tavola rotonda sulla mediazione culturale e dalle sedute delle dieci commissioni in cui si suddividono i 2500 partecipanti. Il Convegno è presieduto dal card. Antonio Poma, presidente della Cei, affiancato da mons. Luigi Maverna, da padre Bartolomeo Sorge e da Giuseppe Lazzati. Gli interventi fondamentali sono affidati a mons. Giovanni Nervo, Paola Gaiotti, Achille Ardigò, Giuseppe De Rita e mons. Filippo Franceschi.
Ripensare la missione. Il 31 ottobre, Paolo VI accoglie i convegnisti in San Pietro e presiede l’Eucaristia. Nell’omelia, il papa invita “ad un ripensamento della missione nel mondo contemporaneo, ad una coscienza religiosa autentica e nuova, ad un confronto col vertiginoso mondo moderno, anzi ad un dialogo di salvezza per chi assume la non facile missione di aprirlo, e per chi abbia la felice sorte di accoglierlo”. Paolo VI individua nel risveglio della vocazione apostolica della Chiesa un “segno maiuscolo del tempo nostro, inebriato per le sue conquiste, ma folle e stanco e miope nel suo rischioso cammino”. Né il progresso sociale, né la decadenza dell’umanità possono però spegnere la rivelazione evangelica e la testimonianza dei credenti “per la gloria di Dio ed anche, con inattesa novità, per la promozione dell’uomo”.
Nel messaggio inviato ai partecipanti alcune settimane prima del Convegno, il card. Poma indicava con alcune domande la prospettiva di fondo dell’appuntamento: l’agire per la giustizia e il partecipare alla trasformazione del mondo sono dimensioni integranti del messaggio cristiano o compiti estranei all’opera della Chiesa? Come la Chiesa deve essere nel mondo, pur non essendo del mondo?
“Una Chiesa in ricerca, in servizio, in crescita”. La risposta è condensata nelle sintesi dei lavori pronunciate l’ultimo giorno: “Una Chiesa in ricerca, in servizio, in crescita”. La prospettiva dello sviluppo integrale della persona porta alla conclusione che l’evangelizzazione include al suo interno e allo stesso tempo trascende la promozione umana, che a sua volta non è possibile senza la partecipazione delle persone. La Chiesa serve l’uomo evangelizzando, attraverso la catechesi, la liturgia, l’incarnazione nella cultura, ma è anche chiamata ad evangelizzarsi, accogliendo il dono della Parola e dei Sacramenti. E sviluppando le strutture della partecipazione alla sua vita. Il Vangelo che la Chiesa annuncia e il servizio che essa deve prestare esigono, con fedeltà e creatività, la ricerca delle vie più adatte per condividere e illuminare i problemi di ogni giorno del Paese.
Alcune urgenze. Tra queste, emergono alcune urgenze: la scelta prioritaria dei poveri e degli emarginati, che devono essere “al centro dell’azione pastorale della Chiesa e inseriti a pieno titolo nelle comunità”; l’attenzione al mondo del lavoro, affinché si proceda verso “la piena liberazione dell’uomo da ogni condizionamento disumano del lavoro, da ogni ingiusta retribuzione, da una dipendenza che annulli il lavoratore come persona”; l’impegno politico dei cattolici, che non esaurisce la promozione umana né si riduce alla sola azione di partito, ma è un’espressione necessaria del servizio della Chiesa al mondo.
La presenza politica dei cattolici, si afferma a più voci, deve favorire una coscienza critica di fronte all’ambiente culturale e privilegiare una cultura che promuova una visione dell’uomo ispirata ai valori fondamentali del Vangelo. Il pluralismo è un valore, purché risponda ad alcune condizioni: la coerenza col messaggio evangelico e la destinazione al bene comune. L’unità di fede e di comunione deve stare a monte di ogni scelta pluralistica.
Un cammino di croce. Ai lavori romani non segue un documento dei vescovi. La Presidenza della Cei si limita ad un messaggio inviato ai partecipanti il 24 novembre 1976. Il Convegno – si legge – “viene dalle Chiese locali e torna alle Chiese locali”. E ancora, presentando gli Atti dell’incontro: “Il cammino della evangelizzazione e della promozione umana anche nel nostro paese sarà un cammino di croce. Ma la croce della nostra purificazione, della nostra povertà, dei nostri sacrifici, dei nostri fallimenti sarà via dell’efficacia del nostro servizio compiuto con la forza di Cristo. Altro stile cristiano non c’è per contribuire veramente a fare anche dell’Italia un mondo più umano”.
(Fonte: AgenSIR)
DOCUMENTI
» Invito del Card. Antonio Poma ai Vescovi d’Italia
23 settembre 1976
» Messaggio della Presidenza dopo il Convegno Ecclesiale
24 novembre 1976
» Presentazione degli Atti del Convegno Ecclesiale
1 maggio 1977