Un Grest..in stile sinodale
25 Agosto 2022
Nella parrocchia Spirito Santo in Paternò, nell’arcidiocesi di Catania, il Grest è ormai una attività estiva ben consolidata e strutturata tanto da attirare ragazzi e ragazze non solo del territorio parrocchiale, ma anche dell’intero paese. Non ci siamo fermati neanche in tempo di Covid e anche quest’anno lo abbiamo programmato e realizzato dal 25 giugno al 10 luglio, coinvolgendo 200 bambini e ragazzi e 70 animatori adolescenti e giovani. Il tema scelto è stato tratto dal film della Walt Disney “Luca” che narra la vicenda di un giovane mostro marino italiano dal nome Luca Paguro che vive insieme alla sua famiglia nelle profondità del mar ligure. Ma un giorno supera il fatidico pelo d’acqua che lo separa dalla terraferma, quel confine così labile, fragile, tanto trasparente da essere quasi invisibile. Eppure, nonostante sembri lieve come un velo di seta, quel confine posto a congiunzione tra i due mondi appare così pesante come se fosse una membrana inespugnabile. È quel passaggio dal tempo del Covid al tempo della normalità che un po’ tutti, ma particolarmente i nostri ragazzi sono chiamati ad attraversare con grande fatica, data la cosiddetta “hikikomori” termine giapponese che letteralmente significa “stare in disparte”, che li ha colpiti e che ha tenuto e tiene lontano molti dal mondo degli umani. È interessante anche notare come quel limite fisico diventa facilmente oltrepassabile solo col consolidarsi dell’amicizia tra Luca e Alberto, un altro mostro marino che già viveva nel mondo degli umani, e con l’acquisizione di una maggiore consapevolezza di sé. Ed è proprio questo che abbiamo cercato di trasmettere e far fare esperienza ai partecipanti al Grest, i quali hanno potuto riassaporare la gioia dello stare insieme, la scoperta di nuove amicizie e quindi il riconoscere i propri talenti. Una bella storia, inoltre, improntata sull’importanza della diversità: una cruna dalla quale passa il filo della razza, del carattere e di tutte le sfumature insite in ogni essere vivente, spesso paragonabili a scogli nelle relazioni con gli altri, altre volte per fortuna tollerate e, infine, persino apprezzate. Anche in questo caso attraverso la formazione assicurata con la recita quotidiana e la catechesi in piccoli gruppi sulle varie tematiche individuate come l’aiuto, il coraggio, la collaborazione, l’accettazione, il perdono, ma anche la difesa, la gelosia e il tradimento, abbiamo cercato di trasmettere l’importanza del riconoscere e accettare la diversità che non è una minaccia, ma un arricchimento. Luca “cambia pelle” a contatto con esseri differenti e cercando di essere “come loro”. Questo mettersi nei panni dell’altro non è omologazione ma empatia: Luca si avventura in un mondo estraneo e diverso dal suo con la naturale paura di chi non ne conosce bene le regole, ma anche con la sana curiosità di scoprire il bello e assimilarlo, con l’apertura mentale di andare oltre ciò che sono i suoi pregiudizi e le sue conoscenze. Ad esempio, la scena in cui apprende che ciò che vede in cielo non sono pesciolini (come gli aveva detto Alberto) ma stelle, rappresenta per il giovane una scoperta senza precedenti in grado di suscitare in lui la sete di conoscenza e la voglia di studiare, di saperne di più. La storia finisce proprio con Luca che parte per andare a studiare grazie al gesto di generosità del suo amico Alberto che riesce a convincere i genitori di Luca, gli paga il viaggio e accetta di separarsi dal suo migliore amico.
Amare, in fondo, è incoraggiare gli altri a essere felici e a sapere scegliere e seguire la propria strada, anche quando questa è lontana e diversa dalla propria. Un inno, dunque, all’amicizia che nasce dall’accettazione e dall’accoglienza degli altri nella loro diversità e un invito al cambiamento, al vero cambiamento che è quello che avviene dentro il cuore del protagonista, lo stesso che deve avvenire in noi. Luca infatti fa fatica ad accettarsi e a farsi accettare, arrivando persino ad andare contro il suo amico pur di non rivelare il suo segreto, salvo poi pentirsene. È solo nella scena finale, quando lascia che l’acqua piovana muti il suo aspetto, che si vedrà la sua libertà verso i pregiudizi che lui stesso aveva maturato circa la visione che gli altri avrebbero potuto avere nei suoi riguardi. Egli riesce a zittire quella voce che sente dentro di sé con la frase “Silenzio Bruno!” perché è questa voce che è in noi e continuamente ci mette ansia e paura, ci blocca privandoci del brivido di nuove esperienze. Come vedete un bel messaggio di vita che naturalmente abbiamo trasmesso con la leggerezza del gioco e la spensieratezza tipici del mondo giovanile e, soprattutto, nello stile sinodale. Sì, perché quando abbiamo pensato e strutturato il cammino da fare con i ragazzi, il nostro pensiero è andato al Sinodo che la Chiesa sta celebrando e così anche il momento di catechesi di ogni giorno lo abbiamo voluto impostare come un “piccolo incontro sinodale” dove ai ragazzi è stato chiesto di “raccontare” e “raccontarsi”. Attraverso delle semplici domande pensate per ogni tematica, tutti, ragazzi e animatori, hanno avuto la possibilità di condividere le proprie esperienze e arricchirsi con l’ascolto reciproco. Sono venuti fuori momenti veramente intensi e belli e testimonianze edificanti. È proprio vero che “… dalla bocca dei bambini e dei lattanti tu (o Signore) hai stabilito la lode” come ci dice il salmista (Sal 8, 2) e tutti veniamo edificati. Noi abbiamo cercato di mettercela tutta per trasmettere la gioia e la bellezza di una Chiesa che “cammina insieme” nella comunione, nella partecipazione e nella missione. Quella comunione che nasce dall’ascolto reciproco, la partecipazione che è segno della condivisione a cui tutti siamo chiamati e la missione che è il frutto bello e buono dell’amore per Dio e per i fratelli. Dal feedback dei ragazzi crediamo che questo messaggio sia passato, ma certamente è servito a noi adulti per capire che dobbiamo metterci in ascolto di tutti perché lo Spirito parla attraverso tutti. Anche i più “piccoli”.
Don Salvatore Alì