Le visite sinodali per costruire comunità
1 Marzo 2024
“La sinodalità permanente e la corresponsabilità” è – insieme a quello della “missione secondo lo stile di prossimità” – il macrotema che la diocesi di Orvieto-Todi ha deciso di approfondire nella fase sapienziale. L’idea, spiega la referente Michela Boccali, è stata quella di “avviare una serie di visite sinodali itineranti (Vescovo con equipe diocesana) per incontrare le comunità delle rinnovate Unità Pastorali e costruire piccole ‘comunità di pratiche’, così da costituire un gruppo di laici (ma anche consacrati e presbiteri) che, a livello diocesano, si formino insieme e facciano da supporto per vivere sempre di più la sinodalità nelle nostre piccole comunità”. “L’intento – aggiunge – è stato quello di formare un vero e proprio presidio di sinodalità a livello diocesano”. Le visite, iniziate il 2 marzo, proseguiranno fino alla metà di aprile. Nel frattempo, racconta Boccali, “all’equipe diocesana si sono aggiunti un diacono permanente e un altro presbitero”. “Questo è un dato molto positivo perché nei primi due anni la composizione era di laici/consacrati, ma con la presenza di un solo presbitero”, osserva la referente sottolineando che “ancora non si è realizzato il desiderio di avere in equipe anche due giovani”.
Riguardo all’avvio delle visite sinodali, “c’è molta aspettativa”, afferma Boccali senza nascondere che sulla corresponsabilità “le resistenze ci sono state e sono state anche molte”. “Più e più volte il Vescovo ha sollecitato i moderatori delle Unità Pastorali, più e più volte le visite sinodali sono state messe a tema degli incontri del consiglio presbiterale, ma le risposte non arrivavano”, confida Boccali per la quale “la scelta di non forzare la mano è stata quella giusta: non serve fare le cose con fretta, se il consenso non è maturato occorre pregare e aspettare”.
“Ci stiamo preparando con la convinzione che i frutti ci saranno, magari inaspettati e diversi da quelli che pensiamo”, aggiunge la referente ricordando che “preparazione per noi significa condividere tutte le scelte insieme, confrontarci sia come referenti diocesani sia come equipe; l’esperienza pregressa ci dice che questo ‘camminare insieme per convergere’ traspare, anche se a parlare è una persona sola”. “La conversazione spirituale praticata costantemente – conclude – ci dice che le declinazioni metodologiche possono essere tante, ma in comune c’è la ricchezza dell’ascolto e del cambiamento che esso produce sia in chi è ascoltato, sia in chi ascolta. E cosa è la conversione se non cambiamento?”