La bellezza di essere “popolo profetico”
24 Novembre 2024
«Avete risolto tutti i problemi della Chiesa?». Una domanda a bruciapelo, piuttosto provocatoria, mi accoglie al ritorno dalla Prima Assemblea Sinodale delle Chiese che sono in Italia.
L’Assemblea si è svolta a Roma, dal 15 al 17 novembre, nella Basilica di San Paolo Fuori Le Mura. Una ricorrenza ha suggerito la scelta di questa suggestiva ambientazione – i 1.700 anni della Dedicazione della Basilica, il 18 novembre – ma il pensiero a 17 secoli di ininterrotta vita cristiana vissuti tra queste splendide mura, con lo sguardo rivolto al Cristo Pantocratore che domina nel mosaico posto nell’abside, è già un “messaggio sinodale”. «Questa nostra assemblea non brilli d’altra luce se non quella di Cristo, luce del mondo», commenta il Card. Matteo Zuppi, nel suo intervento introduttivo, ricalcando le parole di papa Paolo VI ai Vescovi partecipanti al Concilio Vaticano II. È sembrato proprio di rivivere l’esperienza della prima comunità di Gerusalemme, subito dopo la Pentecoste, con le “quattro perseveranze”: nell’ascoltare l’insegnamento degli Apostoli, nella comunione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. Proprio attorno a queste “perseveranze”, infatti, si è svolto il programma delle giornate assembleari, in cui non sono mai mancate la preghiera delle Lodi e dei Vespri, le invocazioni allo Spirito Santo e la Celebrazione eucaristica.
L’Assemblea si è aperta, nel pomeriggio di venerdì 15 novembre, con un momento di preghiera avente una significativa connotazione ecumenica e con gli interventi del Card. Matteo Zuppi, Presidente della CEI, e di Erica Tossani, membro della Presidenza del Comitato Nazionale del Cammino Sinodale, mentre la relazione principale è stata affidata a Mons. Erio Castellucci, Presidente del Comitato Nazionale del Cammino Sinodale.
Le diverse “delegazioni diocesane”, arrivate a Roma con il proprio Vescovo, sono formate da un numero di referenti proporzionale a quello degli abitanti: 3 per la Diocesi di San Marino-Montefeltro. Qualche dato: tra delegati e Vescovi l’Assemblea era costituita da 943 persone di cui 4 Cardinali, 170 Vescovi, 4 Padri Abati, 238 Sacerdoti, 6 Diaconi, 37 Religiose e Religiosi, 210 Laici, 274 Laiche. In totale 641 uomini e 302 donne.
La giornata di sabato 16 novembre è stata interamente dedicata al confronto nei tavoli sinodali, composti ciascuno da dieci delegati. Una novità: ad ognuno era affidato un computer portatile attraverso cui seguire gli interventi, prendere appunti, elaborare sintesi. Questo l’obiettivo della giornata: confrontarsi sui Lineamenti (il testo che ha raccolto le istanze – fatiche, richieste, desideri – espresse nei due anni di “ascolto” nelle Diocesi e le “traiettorie pratiche” evidenziate, l’anno scorso, nella “fase di discernimento”) per giungere allo Strumento di lavoro in vista della Seconda Assemblea Sinodale in programma, sempre a Roma, dal 31 marzo al 4 aprile 2025. A tal fine, ad ogni tavolo era assegnata una scheda tematica appartenente ad una delle seguenti macroaree: 1. Rinnovamento missionario della mentalità ecclesiale e delle prassi pastorali. 2. Formazione missionaria dei battezzati alla fede e alla vita. 3. Corresponsabilità nella missione e nella guida della comunità. Il tutto, dunque, nell’orizzonte missionario, nello stile della prossimità. Ogni scheda era suddivisa in diverse parti: punti da cui partire, in cui venivano ripresi alcuni passaggi dei Lineamenti, utili a motivare le scelte pastorali, insieme ad altri testi del Magistero del Concilio Vaticano II, del Papa, dei Vescovi italiani e del Documento finale del Sinodo sulla sinodalità (2021-2024), appena concluso; traiettorie verso proposte operative sui temi indicati; scelte possibili a livello di Diocesi e a livello di raggruppamenti di Chiese (nazionale o regionale); alcuni punti per il discernimento degli organismi di partecipazione.
Nel mio tavolo erano presenti 2 Vescovi, 3 Sacerdoti, 2 Laici, 3 Laiche. Tema affidato: discernimento e formazione per la corresponsabilità e per i ministeri dei laici. A camminare insieme si impara mentre si cammina e con compagni che forse non avremmo scelto! Ci hanno guidato le parole di papa Francesco: «Il modo migliore per dialogare non è quello di parlare e discutere, ma quello di fare qualcosa insieme, di costruire insieme». Senza entrare nel merito delle singole decisioni a cui siamo arrivati, dopo un attento ascolto e un sereno confronto, a partire dalla diversità dei nostri stati di vita e delle nostre provenienze, facendoci largo nelle paure e nelle abitudini delle nostre comunità, abbiamo maturato la consapevolezza di essere gli uni al servizio degli altri, di essere insieme a servizio delle nostre Chiese e, come Chiesa, al servizio del Vangelo. Nei tavoli hanno circolato esperienze vissute e progetti non solo personali: ogni delegato era chiamato a consegnare ciò che le Chiese locali hanno raccolto e condiviso negli ultimi tre anni. Dunque, una grande responsabilità!
I tavoli non erano solo luogo di lavoro e discernimento: la Segreteria CEI aveva predisposto che non mancassero acqua e cibi, dolci e salati, per vivere insieme anche i momenti di pausa (pochi a dire il vero!). Pur infreddoliti (mai Roma è stata fredda come in quei giorni!), al termine dell’ultima sessione di confronto, nessuno di noi si alzava dal tavolo: «Questa è la testimonianza che abbiamo lavorato bene!», constata l’Arcivescovo di Trento. Si è instaurato, in così breve tempo, un clima di fraterna amicizia. Siamo rimasti seduti, ancora per una mezz’ora, a parlare e a condividere quanto di bello ha fatto il Signore nelle nostre comunità e nelle nostre vite. Si respirava una gioia profonda. «Abbiamo sperimentato – condivide mons. Erio Castellucci – la bellezza di essere “popolo profetico”. Questo è il Cammino sinodale, prima ancora e forse più ancora, che un testo scritto», che pur sarà necessario (verrà discusso e votato nella Seconda Assemblea Sinodale e nella prossima Assemblea Generale della CEI, ndr).
Domenica 17 novembre, grazie al lavoro “notturno” del Comitato nazionale, sono state sintetizzate e “restituite” in assemblea le proposte operative riguardanti le tre sezioni tematiche principali. Ampio spazio è stato dato anche a risonanze e domande dai tavoli. Il Card. Zuppi e Mons. Castellucci hanno delineato alcune conclusioni.
Tra i “punti efficaci” più ricorrenti si segnalano: uno sguardo positivo sulla realtà, nella consapevolezza del cambiamento che stiamo attraversando, la centralità della fede, della grazia e della Parola di Dio, il vedere la crisi come opportunità (kairòs) per osare il nuovo, la centralità della relazione, dell’ascolto e dell’accoglienza, la necessità di tenere insieme le tre “conversioni”: personale, comunitaria e strutturale. Si è chiesto di approfondire maggiormente e chiarire il rapporto tra cultura e profezia, in ordine all’inculturazione della fede; si è invitato ad andare oltre gli slogan (più concretezza!), a specificare meglio quali sono i soggetti delle riforme, a recuperare le buone narrazioni e i germogli di novità, a riprendere i concetti di comunità, Popolo di Dio, paradigma missionario, a fare una maggiore autocritica, ma anche a far emergere il positivo.
L’Assemblea si è infine riunita nella Celebrazione eucaristica domenicale, prima del rientro alle proprie Chiese locali.
E ora? «È dalla vita reale – puntualizza Erica Tossani della Presidenza del Comitato sinodale – che siamo partiti per capire, alla luce del Vangelo, dove andare; ed è alla vita reale che questo processo deve e vuole tornare». Nei prossimi mesi le Diocesi, tramite gli organismi di partecipazione, saranno incaricate di esprimersi sulla bozza di Strumento di lavoro prodotto dall’Assemblea e rivisto dal Consiglio Episcopale Permanente (9 dicembre 2024), secondo quella circolarità tra i livelli (Chiesa locale, Chiese in Italia, Chiesa universale) che è la cifra caratterizzante il Cammino Sinodale. Non c’è un documento già scritto all’interno di un cassetto!
A qualcuno è sembrato che gli argomenti proposti nelle schede di lavoro fossero «troppo intra-ecclesiali». È vero. Il motivo è che – spiega mons. Castellucci – «il Cammino sinodale si snoda su ciò che deve “cambiare” dentro la Chiesa per poter camminare più speditamente con l’umanità del nostro tempo, cogliendo i frutti dello Spirito e annunciando il Vangelo di Gesù in maniera più snella».
Facciamo nostro l’invito di papa Francesco: «Non abbiate paura di alzare le vele al vento dello Spirito! […] È Lui il protagonista del processo sinodale! […] È Lui che orienta le scelte e le decisioni. È Lui, soprattutto, che crea l’armonia, la comunione nella Chiesa».
Non abbiamo risolto tutti i “problemi” della Chiesa, ma possiamo dirci “beati” perché il Cammino di questi tre anni «ci ha dotato di una vista più profonda; ci ha abituato a scrutare le pieghe della storia, cogliendo con umiltà sia le ferite, dentro e fuori la Chiesa, sia i raggi di speranza e di vita, che abitano il quotidiano delle case e delle strade e che spesso restano sepolti sotto la coltre delle cattive notizie […], autentiche spie della crescita del Regno di Dio nel nostro tempo» (dal “Rilancio finale” di mons. Erio Castellucci). Ripartiamo dall’Assemblea Sinodale abbracciando questa sfida: sostenere lo stile dell’ascolto, del dialogo e della partecipazione «perché diventino strutturali nelle nostre Chiese».
Paola Galvani
Referente diocesana del Cammino Sinodale