Sinodo dei Vescovi: l’“Instrumentum laboris” per la Prima Sessione

Sinodo dei Vescovi: l’“Instrumentum laboris” per la Prima Sessione

20 Giugno 2023

Premessa

«E il Dio della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti, sull’esempio di Cristo Gesù, perché con un solo animo e una voce sola rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo» (Rm 15,5-6).

Il percorso compiuto finora

1. Il Popolo di Dio si è messo in cammino da quando, il 10 ottobre 2021, Papa Francesco ha convocato la Chiesa intera in Sinodo. A partire dai contesti e ambiti vitali, le Chiese locali di tutto il mondo hanno avviato la consultazione del Popolo di Dio, sulla base dell’interrogativo di fondo formulato al n. 2 del DP: «come si realizza oggi, a diversi livelli (da quello locale a quello universale), quel “camminare insieme” che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo, conformemente alla missione che le è stata affidata; e quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere come Chiesa sinodale?». I frutti della consultazione sono stati raccolti a livello diocesano e poi sintetizzati e inviati ai Sinodi delle Chiese Orientali Cattoliche e alle Conferenze Episcopali. A loro volta, questi hanno redatto una sintesi che è stata trasmessa alla Segreteria Generale del Sinodo.

2. A partire dalla lettura e dall’analisi dei documenti così raccolti, è stato redatto il DTC, a servizio di una tappa che rappresenta una novità del processo sinodale in corso. Il DTC è stato restituito alle Chiese locali di tutto il mondo, invitandole a confrontarsi con esso per poi incontrarsi e dialogare in occasione delle sette Assemblee continentali, mentre proseguiva anche l’attività del Sinodo digitale. L’obiettivo era mettere a fuoco le intuizioni e le tensioni che risuonano con maggiore intensità con l’esperienza di Chiesa di ciascun continente, ed enucleare quelle che nella prospettiva di ciascun continente rappresentano le priorità da affrontare nella prima sessione dell’Assemblea sinodale (ottobre 2023).

3. Sulla base di tutto il materiale raccolto durante la fase dell’ascolto, e in particolare dei Documenti finali delle Assemblee continentali, è stato redatto il presente IL. Con la sua pubblicazione si chiude la prima fase del Sinodo «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione», e si apre la seconda, articolata nelle due sessioni[1] in cui si svolgerà la XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (ottobre 2023 e ottobre 2024). Il suo obiettivo sarà di rilanciare il processo e di incarnarlo nella vita ordinaria della Chiesa, identificando su quali linee lo Spirito ci invita a camminare con maggiore decisione come Popolo di Dio. Camminare insieme come Popolo di Dio, nella fedeltà alla missione che il Signore ha affidato alla Chiesa, è il dono e il frutto che chiediamo per la prossima Assemblea. Infatti, lo scopo del processo sinodale «non è produrre documenti, ma aprire orizzonti di speranza per il compimento della missione della Chiesa» (DTC 6).

4. Il percorso compiuto finora, e in particolare la tappa continentale, ha permesso di identificare e condividere anche le peculiarità delle situazioni che la Chiesa vive nelle diverse regioni del mondo: dalle troppe guerre che insanguinano il nostro pianeta e richiedono di rinnovare l’impegno per la costruzione di una pace giusta, alla minaccia rappresentata dai cambiamenti climatici con la conseguente priorità della cura per la casa comune; da un sistema economico che produce sfruttamento, disuguaglianza e “scarto” alla pressione omologante del colonialismo culturale che schiaccia le minoranze; dall’esperienza di subire la persecuzione sino al martirio a un’emigrazione che svuota progressivamente le comunità minacciandone la stessa sopravvivenza; dal crescente pluralismo culturale che marca ormai l’intero pianeta all’esperienza delle comunità cristiane che rappresentano minoranze sparute all’interno del Paese in cui vivono, fino a quella di fare i conti con una secolarizzazione sempre più spinta, e talora aggressiva, che sembra ritenere irrilevante l’esperienza religiosa, ma non per questo smette di avere sete della Buona Notizia del Vangelo. In molte regioni le Chiese sono profondamente colpite dalla crisi degli abusi: sessuali, di potere e di coscienza, economici e istituzionali. Si tratta di ferite aperte, le cui conseguenze non sono ancora state affrontate fino in fondo. Alla richiesta di perdono rivolta alle vittime delle sofferenze che ha causato, la Chiesa deve unire il crescente impegno di conversione e di riforma per evitare che situazioni analoghe possano ripetersi in futuro.

5. È in questo contesto, variegato ma con tratti comuni a livello globale, che si è svolto l’intero percorso sinodale. Anche all’Assemblea sinodale sarà chiesto di mettersi in un ascolto profondo delle situazioni in cui la Chiesa vive e porta avanti la propria missione: solo quando risuona in un contesto specifico, l’interrogativo di fondo sopra ricordato acquista concretezza e ne risalta l’urgenza missionaria. Sono in gioco la capacità di annunciare il Vangelo camminando insieme agli uomini e alle donne del nostro tempo, là dove si trovano, e la pratica della cattolicità vissuta camminando insieme alle Chiese che vivono in condizioni di particolare sofferenza (cfr. LG 23).

6. All’Assemblea sinodale arriviamo carichi dei frutti raccolti durante la fase dell’ascolto. Innanzi tutto abbiamo fatto esperienza che l’incontro sincero e cordiale tra fratelli e sorelle nella fede è fonte di gioia: incontrarci tra di noi è incontrare il Signore che è in mezzo a noi! Poi abbiamo potuto toccare con mano la cattolicità della Chiesa, che, nelle differenze di età, sesso e condizione sociale, manifesta una straordinaria ricchezza di carismi e vocazioni ecclesiali e custodisce un tesoro di varietà di lingue, culture, espressioni liturgiche e tradizioni teologiche. Esse rappresentano il dono che ciascuna Chiesa locale offre a tutte le altre (cfr. LG 13), e il dinamismo sinodale è un modo per metterle in relazione e valorizzarle senza schiacciarle nell’uniformità. Ugualmente abbiamo scoperto che, pur nella varietà dei modi in cui la sinodalità è sperimentata e compresa nelle diverse parti del mondo sulla base della comune eredità della Tradizione apostolica, ci sono interrogativi condivisi: fa parte della sfida discernere a quale livello è più opportuno affrontare ciascuno di essi. Altrettanto condivise sono alcune tensioni. Non dobbiamo esserne spaventati, né cercare di risolverle a tutti i costi, ma impegnarci in un costante discernimento sinodale: solo in questo modo le tensioni possono diventare fonti di energia e non scadere in polarizzazioni distruttive.

7. La prima fase ha rinnovato la nostra consapevolezza che diventare una Chiesa sempre più sinodale manifesta la nostra identità e la nostra vocazione: camminare insieme, cioè fare sinodo, è il modo per diventare davvero discepoli e amici di quel Maestro e Signore che di sé ha detto «Io sono la via» (Gv 14,6). Oggi ciò costituisce anche un profondo desiderio: avendolo sperimentato come dono, vogliamo continuare a farlo, consapevoli che questo cammino si compirà nell’ultimo giorno, quando, per grazia di Dio, entreremo a far parte di quella schiera che così descrive l’Apocalisse: «ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: “La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello”» (Ap 7,9-10). Questo testo ci consegna l’immagine di una Chiesa in cui regna perfetta comunione tra tutte le differenze che la compongono, che vengono mantenute e si uniscono nell’unica missione che rimarrà da compiere: partecipare alla liturgia di lode che da tutte le creature, attraverso Cristo, sale al Padre nell’unità dello Spirito Santo.

8. All’intercessione di queste sorelle e questi fratelli, che già vivono la piena comunione dei santi (cfr. LG 50), e soprattutto a quella di Colei che della loro schiera è la primizia (cfr. LG 63), Maria Madre della Chiesa, affidiamo i lavori dell’Assemblea e la prosecuzione del nostro impegno per una Chiesa sinodale. Chiediamo che l’Assemblea sia un momento di effusione dello Spirito, ma ancora di più che la grazia ci accompagni quando verrà il momento di metterne in atto i frutti nella vita quotidiana delle comunità cristiane del mondo intero.

Uno strumento di lavoro per la seconda fase del percorso sinodale

9. Le novità che segnano il Sinodo 2021-2024 non possono non riflettersi anche sulla valenza e sulla dinamica dell’Assemblea sinodale e quindi sulla struttura dell’IL che è a servizio del suo svolgimento. In particolare, la lunga e articolata fase dell’ascolto ha già condotto alla predisposizione di una molteplicità di documenti, che hanno istituito una circolazione comunicativa tra le Chiese locali e tra queste e la Segreteria Generale del Sinodo: DP, sintesi delle Chiese locali, DTC e Documenti finali delle Assemblee continentali. Il presente IL non annulla né assorbe tutta questa ricchezza, ma si radica in essa e continuamente vi rimanda: anche nella preparazione all’Assemblea, i Membri del Sinodo sono invitati a tenere presenti i documenti precedenti, in particolare il DTC e i Documenti finali delle Assemblee continentali, oltre a quello del Sinodo digitale, come strumenti per il loro discernimento. In particolare, i Documenti finali delle Assemblee continentali sono preziosi per non smarrire la concretezza dei differenti contesti e le sfide che ciascuno di essi pone: il lavoro comune dell’Assemblea sinodale non può prescinderne. Potranno inoltre essere di aiuto le molte risorse raccolte nell’apposita sezione del sito del Sinodo 2021-2024, <www.synod.va>, in particolare la Cost. Ap. Episcopalis communio e i due documenti della Commissione Teologica Internazionale, La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa (2018) e Il sensus fidei nella vita della Chiesa (2014).

10. Vista l’abbondanza di materiali già disponibili, l’IL è pensato come sussidio pratico a servizio dello svolgimento dell’Assemblea sinodale di ottobre 2023 e quindi per la sua preparazione. A maggior ragione vale per l’IL quello che già descriveva la natura del DTC: «non è un documento del Magistero della Chiesa, né il report di una indagine sociologica; non offre la formulazione di indicazioni operative, di traguardi e obiettivi, né la compiuta elaborazione di una visione teologica» (n. 8). Non potrebbe essere altrimenti, giacché l’IL si inscrive in un processo che non è ancora terminato. Rispetto al DTC compie un ulteriore passo: a partire dalle intuizioni raccolte lungo la prima fase e soprattutto dal lavoro delle Assemblee continentali, articola alcune delle priorità emerse dall’ascolto del Popolo di Dio, ma non in forma di asserzioni o prese di posizione. Le esprime invece come domande rivolte all’Assemblea sinodale, che avrà il compito di operare un discernimento per identificare alcuni passi concreti per continuare a crescere come Chiesa sinodale, passi che sottoporrà poi al Santo Padre. Solo a quel punto si completerà quella particolare dinamica di ascolto in cui «ciascuno ha qualcosa da imparare. Popolo fedele, Collegio episcopale, Vescovo di Roma: l’uno in ascolto degli altri; e tutti in ascolto dello Spirito Santo, lo “Spirito della verità” (Gv 14,17), per conoscere ciò che Egli “dice alle Chiese” (Ap 2,7)» [2]. In questa luce risulta chiaro perché l’IL non possa essere inteso come una prima bozza del Documento Finale dell’Assemblea sinodale, da correggere o emendare, pur delineando una prima comprensione della dimensione sinodale della Chiesa a partire dalla quale operare un ulteriore discernimento. Ugualmente risulta chiaro come i Membri dell’Assemblea sinodale rappresentino i destinatari principali dell’IL, che viene reso pubblico non solo per ragioni di trasparenza, ma anche come sussidio per la realizzazione di iniziative ecclesiali. In particolare può favorire la partecipazione alla dinamica sinodale a livello locale e regionale, in attesa che i risultati dell’Assemblea forniscano ulteriori e autorevoli elementi su cui le Chiese locali saranno chiamate a pregare, riflettere, agire e dare il proprio contributo.

11. Le domande che l’IL pone sono espressione della ricchezza del processo a partire dal quale sono state elaborate: sono cariche dei nomi e dei volti di coloro che vi hanno preso parte, testimoniano l’esperienza di fede del Popolo di Dio e recano perciò l’impronta di un significato trascendente. Da questo punto di vista, indicano un orizzonte e invitano a compiere con fiducia ulteriori passi per approfondire la pratica della dimensione sinodale della Chiesa. Dalla prima fase emerge la consapevolezza della necessità di assumere come punto di riferimento privilegiato la Chiesa locale[3], in quanto luogo teologico in cui in concreto i Battezzati fanno esperienza di camminare insieme. Questo non conduce però a un ripiegamento: nessuna Chiesa locale, infatti, può vivere al di fuori delle relazioni che la uniscono a tutte le altre, incluse quelle, del tutto speciali, con la Chiesa di Roma, a cui è affidato il servizio dell’unità attraverso il ministero del suo Pastore, che ha convocato la Chiesa intera in Sinodo.

12. Questa focalizzazione sulle Chiese locali richiede di tenere conto della loro varietà e diversità di culture, di lingue e di modalità espressive. In particolare, le medesime parole – pensiamo ad esempio ad autorità o leadership – possono avere risonanze e connotazioni molto differenti nelle diverse aree linguistiche e culturali, in particolare quando in alcuni luoghi un termine viene associato a precise impostazioni teoriche o ideologiche. L’IL si sforza di evitare un linguaggio divisivo, nella speranza di aiutare una migliore comprensione tra i membri dell’Assemblea sinodale che provengono da regioni o tradizioni diverse. Il riferimento condiviso non può che essere la visione del Vaticano II, a partire dalla cattolicità del Popolo di Dio, in virtù della quale «le singole parti portano i propri doni alle altre parti e a tutta la Chiesa, in modo che il tutto e le singole parti si accrescono per uno scambio mutuo universale e per uno sforzo comune verso la pienezza nell’unità, […] rimanendo però integro il primato della cattedra di Pietro, la quale presiede alla comunione universale di carità, tutela le varietà legittime e insieme veglia affinché ciò che è particolare non solo non pregiudichi l’unità, ma piuttosto la serva» (LG 13). Questa cattolicità si realizza nel rapporto di mutua interiorità tra Chiesa universale e Chiese locali, in cui e a partire da cui «esiste la Chiesa Cattolica una e unica» (LG 23). Il processo sinodale, che nella prima fase si è svolto nelle Chiese locali, giunge ora alla seconda fase, con lo svolgimento delle due sessioni della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi.

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