Testimonianze e Buone pratiche

Testimonianze e Buone pratiche

16 Novembre 2024

Nella serata di sabato 16 novembre, i delegati partecipano ad alcuni momenti di riflessione e testimonianza curati da Caritas Roma: vengono presentati progetti a favore degli ultimi che raccontano una Chiesa accogliente e vicina alle necessità di tutti, specialmente dei più poveri.

Accoglienza diffusa di Caritas Roma
(Ergife Palace Hotel)

Contesto
Nella città di Roma ci sono persone e famiglie che non hanno una casa. Questa è una mancanza che ferisce molto la dignità umana. Solo a casa abitiamo uno spazio nostro, riprendiamo energie, coltiviamo le relazioni più importanti, teniamo le nostre cose. Senza una casa viviamo una precarietà, che ci mina profondamente. La casa non è solo un bene economico. È fondamentale per il vivere umano. Tra le persone senza una casa ce ne sono alcune in una fase di ripartenza. Alcune sono ospiti di un’istituzione e già hanno fatto alcuni passaggi importanti di autonomia, ma il tempo previsto per l’accoglienza è terminato. Hanno ancora bisogno di una comunità che li accolga, li aiuti ad esprimere maggiormente le loro potenzialità e li accompagni per un ultimo tratto di cammino verso l’autonomia. Altre persone sono arrivate da poco in Italia, hanno chiesto protezione nel nostro paese e sono in attesa di una prima accoglienza istituzionale.

Esperienza[1]
Nell’anno del Giubileo, tra i segni di speranza, la Chiesa di Roma propone anche il sostegno ai percorsi di riscatto di queste persone. L’accoglienza diretta è una delle forme possibili di questo sostegno, alla portata di persone singole, famiglie, comunità di vita consacrata, parrocchie[2].

In un’accoglienza diretta la persona o la famiglia trova:

  • tempo per riprendere le forze e ritrovare sé stessa in un ambiente rassicurante;
  • tempo per imparare la lingua per comunicare;
  • tempo per portare a termine il processo di riconoscimento di protezione internazionale;
  • tempo per curare la sua salute o vedere riconosciuta le sue disabilità;
  • tempo per formarsi, se necessario, e trovare un lavoro regolare, che possa dare un sostentamento sufficiente;
  • tempo per trovare chi sia disposto a darle fiducia con un contratto di affitto;
  • tempo per sentirsi riconosciuta parte di una comunità, capace di contribuire al suo benessere.

La comunità che ospita riceve una visita del Signore e scopre una nuova fecondità. Impara ad offrire una cura che non lega a sé le persone, ma favorisce in esse la libertà e la capacità di camminare con le loro gambe, secondo le possibilità. Si scopre benedetta da relazioni che l’hanno resa più ricca e fraterna.
La Chiesa di Roma, da quasi dieci anni, offre un sostegno a questa esperienza di fraternità, attraverso professionisti e volontari, che accompagnano e favoriscono tutto il processo, dal discernimento delle candidature per l’accoglienza al momento in cui gli ospiti vanno ad abitare in una propria casa.

Chi presenta l’esperienza
Paolo Salvini, coordinatore del progetto, vicedirettore di Caritas Roma, insieme a una o due persone che porteranno la loro testimonianza.

Riprogettare una “vecchia” opera segno: il complesso di Villa Glori per malati di Aids a Roma
(Il Cantico)

Contesto
La pregressa esperienza della Caritas a Villa Glori nasce dal 1988 fino ad oggi presso gli spazi dell’ex Colonia Marchiafava con un servizio di Casa Alloggio per persone con malattia HIV/AIDS, secondo quanto previsto dalla normativa regionale in materia. Il cammino di questi trentacinque anni, la storia di Villa Glori, delle persone accolte, degli operatori e volontari che hanno prestato servizio in questo ambito, sono un bene prezioso che è testimonianza viva di una lotta per i diritti delle persone più fragili, emarginate, a tratti disprezzate e rifiutate.
La nostra storia e la credibilità acquisita negli anni ci permette di essere interlocutori autorevoli per un impegno pastorale che contrasti in maniera decisa la cultura dello scarto e che contribuisca al riconoscimento e all’affermazione del valore e dignità della vita in tutte le sue forme, sia a livello  istituzionale, che della società civile, che della comunità cristiana, perché come dice Papa Francesco, è proprio l’esperienza della condivisione fraterna con chi soffre che ci apre alla vera bellezza della vita umana, che comprende la sua fragilità.
Più recentemente, nel 2017, al nucleo storico dell’accoglienza di persone con HIV/AIDS e realizzata in spazi attigui compresi nello stesso Complesso, si è aggiunta anche il Centro Diurno per persone con Alzheimer e demenza “Casa Wanda” che svolge un servizio semiresidenziale attraverso l’accoglienza diurna e la realizzazione di attività laboratoriali specifiche (arte-terapia, musico-terapia), stimolazione cognitiva, riattivazione motoria, monitoraggio geriatrico, valutazioni osteopatiche, sostegno psico-educativo a familiari e caregivers, raccordo con la rete dei servizi territoriale.

Esperienza
Non è facile rimettere in discussione e ripensare un’opera segno che per decenni ha rappresentato l’immagine di una Caritas diocesana che grazie al suo fondatore, don Luigi di Liegro, ha saputo esprimere la capacità profetica di dare voce agli ultimi, agli scartati di quel tempo. Prendendo atto della diversa ma non meno rilevante manifestazione del fenomeno Aids, grazie agli enormi passi in avanti compiuti dalla ricerca scientifica e dalle terapie di cura, la Caritas diocesana ha avviato una fase di discernimento su quali siano le nuove domande di aiuto provenienti dalle persone più fragili della città in ambito sanitario, alle quali poter contribuire a rispondere attraverso il complesso Marchiafava, più noto come Villa Glori. Si è deciso dunque di aprire un vero e proprio  “cantiere” orientato al tema innovativo delle multi fragilità che, utilizzando anche le opportunità offerte dai fondi del PNRR e dalla collaborazione con Roma Capitale e la Regione Lazio,  ha l’ambizione di rivedere in senso innovativo e mettere a sistema le diverse esperienze realizzate e le reti di prossimità costruite negli anni, realizzando un “Polo integrato Villa Glori per le fragilità complesse socio-sanitarie” che offra servizi differenziati e flessibili, adattabili ai singoli soggetti e ai rispettivi percorsi individualizzati, destinato a persone socialmente emarginate con multi-vulnerabilità, mettendo a disposizione di fatto le attività residenziali, opportunamente ripensate e adattate, anche a fragilità altre rispetto alle demenze, all’Alzheimer e all’HIV/AIDS. Pur mantenendo in essere questo nucleo di interventi “storico” si vogliono attivare percorsi per un maggiore coinvolgimento dell’opinione e delle istituzioni pubbliche titolari di responsabilità non declinabili.
In questo contesto di “lavori in corso” si è avviato anche un delicato processo di riorganizzazione e di riassegnazione del personale professionale della struttura e, a partire da gennaio 2022, l’equipe che opera nel Complesso Villa Glori è impegnata anche nel progetto in partenariato “La salute a casa”, iniziativa territoriale e domiciliare di promozione e prevenzione della salute rivolto a cittadini emarginati e fragili che abitano nei quartieri di Flaminio e Villaggio Olimpico. Tra i destinatari sono presenti: anziani soli non autosufficienti, persone senza dimora, situazioni di “barbonismo domestico” e accumulo compulsivo di oggetti dentro casa, occupanti di stabili abbandonati, nuclei monoparentali con iniziale perdita di autonomia, persone non autosufficienti prive di caregiver (anche temporaneamente), persone sole dimesse dagli ospedali in fase di post-acuzie. Il progetto viene concretamente coordinato da una Cabina di Regia specificamente costituita che comprende l’ASL Roma1; il Municipio II; diversi Enti del Terzo settore o realtà ecclesiali (Caritas Villa Glori; IRASP, S. Egidio); le Unità di cure primarie. Gli interventi domiciliari sul territorio sono invece realizzati da un Team Multidisciplinare di Comunità nel quale ogni realtà coinvolta condivide expertise, competenze, professionalità, reti formali e informali, risorse, capacità tecnico-gestionali con l’obiettivo generale di intercettare, accompagnare, sostenere e portare sollievo alle suddette fasce di popolazione fragile ed emarginata.

Chi presenta l’esperienza
Salvatore Grammatico, responsabile dell’Area Sanitaria di Caritas Roma.

Il Manuale operativo dei diritti
(NH Roma Villa Carpegna)

Contesto
Quando nelle nostre comunità parrocchiali, soprattutto attraverso i centri di ascolto, si incontrano situazioni di povertà e di fragilità sociale, dopo una prima analisi – spesso collegata alle loro richieste più urgenti, come aiuti alimentari o pagamenti impellenti di bollette e visite mediche – ci si accorge che a queste persone manca la possibilità concreta di far valere e ottenere la tutela di uno o più diritti garantiti legalmente. Ci accorgiamo, in realtà, che il più delle volte questa mancanza appartiene anche agli animatori della carità preposti al primo ascolto di persone, di famiglie fragili che si rivolgono a noi per chiedere aiuto.
Parlare di esigibilità dei diritti significa che il diritto non solo è riconosciuto sulla carta, ma può anche essere effettivamente esercitato grazie alla presenza di meccanismi che ne assicurano la realizzazione. Tuttavia, l’esigibilità viene spesso a mancare in situazioni di insufficienza di risorse, di informazioni, di accompagnamento, o in contesti dove le strutture giuridiche e amministrative non sono adeguate, come in alcune aree geografiche o in determinate situazioni di vulnerabilità sociale.
Nel giugno 2020 la Caritas diocesana di Roma ha pubblicato il “Manuale operativo dei diritti” (www.caritasroma.it/manualediritti), strumento online rivolto a operatori, volontari di opere di carità e prossimità: cioè, tutti coloro che più sono in contatto con le persone che hanno visto aggravarsi la loro oggettiva condizione di difficoltà, anche a causa della mancanza di informazioni utili e utilizzabili.
Uno strumento nato nel pieno del lockdown e dell’emergenza Covid-19: basti pensare che nei 22 mesi in cui è stato in vigore lo stato di emergenza per la pandemia sono stati complessivamente emanati 986 atti legislativi per contrastare l’avanzata del Coronavirus nel nostro Paese e predisporre misure di sostegno sanitario e sociale, per una media di circa 31 provvedimenti al mese dalle amministrazioni centrali. Una legislazione primaria che è andata a integrare misure già in atto e alla quale sono seguiti e scaturiti anche centinaia di provvedimenti delle Regioni e degli enti locali. Senza contare poi le circolari ministeriali, i regolamenti attuativi, i chiarimenti e integrazioni. Potremmo raccontare le difficoltà enorme, anche per gli addetti ai lavori, a districarsi nella selva di provvedimenti di aiuto e nella macchinosità del sistema della pubblica amministrazione, aggravata da procedure burocratiche lunghe e farraginose.

Esperienza
L’indice e il contenuto del Manuale operativo dei diritti fin dall’inizio sono stati rigorosamente “in progress” perché richiedono un costante aggiornamento e revisione.
La pubblicazione rappresenta una, pur complessa, sorta di “cassetta degli attrezzi”: nuova, perché nuove sono le circostanze e le situazioni, con la quale la Caritas romana cerca di arricchire l’impegno volto a promuovere la dignità piena di ogni persona, mettendola maggiormente in grado di esercitare i propri diritti e di aiutare gli stessi animatori della carità a diventare dei facilitatori di questo accesso ai loro diritti da parte delle persone più bisognose di aiuto.
I diritti, ancor più per coloro che sono più deboli, la loro tutela effettiva, non “si giocano” sulle affermazioni di principio, sui grandi proclami, sulle emozioni immediate della comunicazione, ma proprio su quei meccanismi, su quei fattori – irrisoriamente denominati “tecnici”, ma più banalmente e realisticamente meramente “burocratici” che risultano sempre determinanti per l’effettiva o meno attuazione di quegli stessi diritti. Stiamo parlando, dei tempi e i costi richiesti; la documentazione occorrente; i soggetti, gli indirizzi e i luoghi ai quali potersi rivolgere e la capacità di usare la tecnologia e le applicazioni informatiche per le richieste “on line” (per le quali non è mai sufficiente “solo un clic”) che spesso divengono barriere insormontabili e non solo per i più deboli.
Il Manuale operativo è un articolato e organico insieme di schede, animate dalla convinzione che una forma alta di carità sia anche quella capace di suscitare nelle persone conoscenza e consapevolezza, facilitando non solo il pretendere o rivendicare, ma concretamente prendendole per mano e permettendo loro di esercitare i propri diritti: affinché l’esperienza concreta di cittadinanza li renda a loro volta attori e diffusori di un autentico senso civico e solidale da poter diffondere ovunque.
Per facilitarne la leggibilità, il Manuale operativo è stato suddiviso in dodici grandi aree tematiche: Abitare, Persone senza dimora, Utenze domestiche, Famiglia minori, Disabilità e anziani, Donne e diritti, Imposte e multe, Banca e sovraindebitamento, Accesso alla giustizia, Pensioni, Salute, Bonus e indennità. L’obiettivo delle schede è quello di fornire agli animatori della carità, ai volontari dei centri di ascolto della Caritas, le informazioni utili per capire quale possa essere il miglior strumento utile per aiutare la persona che chiede aiuto ad agire concretamente per il proprio diritto.

L’animazione pastorale
Gli aggiornamenti del Manuale operativo dei diritti sono stati accompagnati da un costante percorso di formazione. Prima della pubblicazione, a partire da maggio 2020, la Diocesi ha chiesto ai parroci di individuare animatori che, nella loro esperienza professionale e pastorale, fossero sensibili a questo tipo di accompagnamento. Da quel momento esiste una redazione centrale di dieci esperti che opera sul Manuale e un gruppo di oltre ottanta persone nel territorio, che animano e aiutano i centri di ascolto parrocchiali su questi temi. Esistono incontri mensili di formazione e pubblicazioni dedicate a temi specifici.

Chi presenta la testimonianza
Alberto Colaiacomo, responsabile dell’Area studio e comunicazione di Caritas Roma, e Beatrice Bruno, coordinatrice del nucleo assistenza legale di Caritas Roma.

Caritas Art. Incontro tra carità e bellezza per recuperare i talenti artistici di persone fragili
(Belstay Roma Aurelia)

Contesto
In Italia le persone a rischio povertà/esclusione sociale sono più di 14mln, il 24,4% degli abitanti (Eurostat 2022). A Roma i BES indicano la presenza di forti disuguaglianze nel Comune. A reddito complessivo Irpef maggiore della media nazionale ci sono forti disuguaglianze nella distribuzione. La quota a rischio di povertà a Roma è del 12,7%. (Rapporto indicatori di BES di Roma Capitale 2023). Ad aumento della povertà o esclusione sociale corrisponde minor accesso a beni e servizi, aumenta la disuguaglianza economica, ma anche sociale e culturale. La povertà educativa e culturale diffusa, come raccontata da diversi significativi rapporti scientifici, appesantisce ulteriormente la condizione di povertà e disagio presente nelle persone di tutte le età. Lavorare sulle povertà culturali ed educative è uno strumento efficace per promuovere lo sviluppo umano integrale. Leaving no one behind (LNOB), non lasciare nessuno indietro, è il motto dell’Agenda ONU 2030 e richiama un approccio integrato al problema della povertà educativa e culturale affermando che ciascuno può essere agente concreto di cambiamento.

Esperienza
Le arti sono un metodo per ridurre la solitudine e l’isolamento sociale costituendo un capitale sociale e di comunità. Le arti promuovono la soluzione dei conflitti creando relazioni più collaborative. Le arti possono aiutare a tutelare le tradizioni culturali e a promuovere l’identità e la resilienza e contribuire all’assistenza nel fine vita. (cfr. Rapporto WHO Regional Office Europe Report di sintesi 67). Le arti e le culture sono efficaci anche per l’azione pastorale in ordine all’integrazione fede e cultura. Le arti e le culture catturano l’interesse delle giovani generazioni. Tre gli assi progettuali dell’ambito CaritasArt:

  1. Asse socio-educativo: la costruzione e ri-costruzione del se, costruzione e ri-costruzione del progetto vita, empowerment educativo; percorso ed esplorazione delle arti, laboratori, esperienze, pedagogia del desiderio, arteducazione;
  2. Comunità degli Artisti: costruire comunità, una Comunità di Artisti per tutti: dove la ricerca di bellezza (percorso di estetica), la condivisione di un progetto artistico comune, la solidarietà artistica, la presa in carico dei più fragili, le residenze artistiche, il racconto dei percorsi artistici, formano il cuore della comunità. È anche una risposta specifica di percorso comunitario alle persone che si avvicinano alle comunità parrocchiali con una sensibilità artistica specifica:
  3. Advocacy: bellezza come diritto di tutti, arti e culture per il cambiamento personale e sociale.

Chi presenta l’esperienza
Paola Aversa, direttrice generale della Cooperativa Roma Solidarietà (promossa da Caritas Roma), Paolo Galdiero, operatore incaricato dell’ambito CaritasArt, Alexandra Ostoijc, artista.

Officina delle opportunità
(Hotel Midas Roma)

Contesto
L’emergenza epidemiologica da Covid-19, che ha colpito profondamente l’Italia a partire dal marzo 2020, ha causato una drastica riduzione delle capacità di reddito individuale e familiare. La crisi ha colpito duramente la città di Roma, determinando un aumento delle difficoltà socio-economiche per molti lavoratori, in particolare i precari, i lavoratori con contratti a termine, e, soprattutto, i lavoratori irregolari (quelli del lavoro in nero che “reggono” settori come quello della ristorazione, della cura delle persona), del settore alberghiero, senza dimenticare gli autonomi e gli artigiani Queste categorie, già vulnerabili, sono state spesso escluse da qualsiasi possibilità di reddito, accentuando ulteriormente la loro sofferenza economica.
Questa precarietà finanziaria ha avuto anche gravi ripercussioni sociali e psicologiche. La mancanza di risorse materiali all’interno delle famiglie, causata dalla perdita del lavoro, ha portato instabilità, incidendo negativamente sulle relazioni sociali e familiari e generando condizioni di disagio psicologico. L’emergenza sanitaria ha quindi evidenziato l’importanza della prevenzione sociale collettiva e del potenziamento della sanità pubblica.

Esperienza
In risposta a questa difficile situazione, la città di Roma ha attivato una rete di solidarietà, supportata in modo significativo dall’intervento di Papa Francesco. Nel giugno 2020, il Santo Padre ha istituito il Fondo Gesù Divin Lavoratore tramite la Diocesi di Roma, in collaborazione con il Comune di Roma e la Regione Lazio. Questo progetto, noto anche come Alleanza per Roma, ha offerto un sostegno concreto alle persone in difficoltà, che si sono rivolte alle parrocchie per richiedere aiuti essenziali.
Grazie all’esperienza maturata con Alleanza per Roma, la Caritas di Roma ha poi maturato nel 2022 la consapevolezza della necessità di andare al di là della pur necessaria opera immediata di assistenza e di provare a diventare essa stessa soggetto promotore dell’inserimento lavorativo di persone altrimenti escluse dal normale mercato del lavoro. Si è così dato vita al progetto “Officina delle Opportunità”, creando un settore dedicato al lavoro. Supportato dal Comune di Roma e dalla Regione Lazio, questo progetto si propone di favorire l’inclusione sociale e lavorativa delle persone svantaggiate attraverso azioni specifiche, tra cui:

  • percorsi individuali di orientamento professionale;
  • percorsi di abilitazione al lavoro
  • accompagnamento ai diritti esigibili e alle politiche attive del lavoro
  • supporto nell’attivazione di tirocini e corsi di formazione;
  • attività di advocacy

Il progetto opera a livello territoriale, coinvolgendo le comunità parrocchiali, le 36 prefetture della Diocesi, e i servizi della Caritas diocesana a livello cittadino. L’obiettivo è consolidare il lavoro svolto finora e ampliare le collaborazioni con istituzioni pubbliche, aziende e enti di formazione, facilitando il collegamento tra le persone fragili e il sistema produttivo. La Caritas di Roma continua, inoltre, a svolgere un ruolo di sensibilizzazione e promozione della giustizia sociale e dell’accesso al lavoro, soprattutto all’interno delle comunità parrocchiali, per rafforzare il tessuto sociale e umano della città. In due anni di attività, attraverso il progetto sono stati accompagnate attraverso l’azione delle parrocchie che hanno aderito numerose (230 parrocchie che collaborano attivamente col progetto) più di 1500 persone, delle quali circa un centinaio hanno poi trovato lavoro. Sono stati finanziati più di 300 interventi tra tirocini professionali e corsi di formazione ai quali vanno aggiunti altri 110 corsi finanziati da enti terzi, in particolare grazie al programma GOL.

Chi presenta l’esperienza
Giustino Trincia, direttore di Caritas Roma, Lorenzo Chialastri, responsabile dell’Area immigrati di Caritas Roma, Monica Piras, responsabile del settore lavoro del Progetto “Officina delle Opportunità”.

Quartieri solidali
(TH Carpegna Palace Hotel)

Contesto
Soprattutto nelle grandi realtà metropolitane, è presente il multiforme fenomeno della solitudine delle persone, insieme all’isolamento e alla povertà relazionale. I processi demografici in atto, con il costante aumento dell’età media e l’invecchiamento della popolazione, sta rapidamente accentuando questi fenomeni che interrogano le comunità ecclesiali e quelle civili; il volontariato le istituzioni pubbliche. Roma si estende su un territorio di 1.287 Kmq, con il 46% delle famiglie residenti composte ormai da una sola persona, molto spesso anziana, l’esigenza che emerge con sempre maggiore rilevanza, è quella di rafforzare l’attivazione di reti di protezione sociale; l’esercizio di responsabilità diffuse e la promozione di nuovi sistemi di re lazione tra le persone basati sulla condivisione del valore assoluto di ogni vita umana.

Esperienza
Il progetto “Quartieri solidali”, avviato da alcuni anni e attualmente in corso di realizzazione in 16 comunità parrocchiali della diocesi di Roma, si basa sul desiderio di utilizzare e approfondire gli elementi propri del lavoro di comunità, partendo da alcune progettazioni condivise con le comunità parrocchiali, gli enti e i cittadini disponibili di uno specifico territorio. La finalità è quella di sperimentare nuove modalità di comunicazione e di interazione, finalizzate alla realizzazione di forme di aiuto e di accompagnamento delle persone che possono trovarsi in maggiori difficoltà in quel determinato contesto territoriale. L’impegno principale è volto a promuovere l’assunzione di responsabilità e dunque la partecipazione delle persone, delle comunità, dei soggetti presenti in un determinato quartiere, immaginando azioni condivise e innovative. La tensione è dunque quella a promuovere l’esercizio di una cittadinanza attiva, responsabile e solidale, da parte delle singole persone come delle comunità.
Più in particolare, l’obiettivo del progetto risiede nella costruzione di una rete territoriale che a partire dalle comunità diventi il riferimento necessario per scoprire proprio nella dimensione comunitaria, nella collettività, la scelta di prendersi cura gli uni degli altri. Nello specifico si mira a:

  • ascoltare la voce dei territori per comprenderne bisogni, risorse e desideri e progettare iniziative comuni;
  • rinforzare la costruzione di reti territoriali in grado di rispondere ai bisogni del proprio quartiere;
  • valorizzare e sistematizzare le risorse presenti nei quartieri per attivare collaborazioni cittadine;
  • sostenere e stimolare le esperienze di auto aiuto, di volontariato e di aggregazione spontanea di atro tipo.

La metodologia del progetto si basa su tre fasi principali che vedono la collaborazione tra le comunità parrocchiali e la Caritas di Roma, per sviluppare le azioni progettuali che verranno messe a punto mediante  (I) la formazione iniziale e permanente; (II) l’accompagnamento; (III) la progettazione condivisa. È rilevante segnalare che la realizzazione del progetto consente di coinvolgere anche persone volontarie esterne al circuito più ristretto della vita della parrocchia e di sviluppare forme di collaborazione della realtà ecclesiale con le associazioni e i servizi sociali del territorio.

Gli anziani al centro. Le azioni del progetto ad oggi sono state orientate alla promozione di interventi di accompagnamento verso la III, IV e V età (ma la metodologia può essere applicata pure per altre fasce di popolazione), per:

  • prevenire e combattere la solitudine, l’isolamento e la povertà relazionale;
  • rispondere alle necessità di assistenza (compagnia, aiuto per piccole pratiche, accompagnamento a visite mediche, ritiro della spesa, farmaci etc.).
  • riconsegnare alla persona anziana la propria centralità e importanza in quanto parte attiva della propria comunità.

Chi presenta l’esperienza
Alessia Celentano, coordinatrice del Progetto “Quartieri solidali” di Caritas Roma, don Donato Le Pera, parroco della Parrocchia San Pio V di Roma.

L’esclusione sociale e l’isolamento domestico intergenerazionale
(Hotel Roma Aurelia Antica)

 Contesto
Isolamento sociale
Nel 2019, prima dello scoppio della pandemia da Covid, 15,3 milioni di persone nel nostro Paese, circa 1 italiano su 4 (25,6%), erano a rischio di povertà ed esclusione sociale. A differenza della povertà assoluta, che fotografa la condizione di coloro che vivono difficoltà economiche critiche, il rischio di povertà ed esclusione sociale indica quante sono le persone che, avendo già problemi economici, potrebbero da un momento all’altro scivolare in una situazione di povertà peggiore. Nonostante le peculiarità territoriali della nostra città, una ricerca svolta per il contesto romano per quanto riguarda i fenomeni legati al cosiddetto “barbonismo domestico” evidenzia che la problematica è trasversale a tutto il contesto cittadino. I tratti caratterizzanti di questa particolare forma di esclusione grave, riconosciuti anche nella nostra esperienza di gestori del Servizio dal 2018 al 2024: l’elemento centrale è l’estrema invisibilità del disagio, la disconnessione totale dalle reti sociali (si informali che istituzionali), dovuta a più fattori e, al contempo, la sua ampia pervasività spaziale (nessun territorio ne è “immune”). Nel caso di persone relativamente giovani, spesso la condizione di grave isolamento emerge progressivamente da storie di simbiosi familiare e relazioni sociali ridotte, ossia nuclei molto isolati in cui la scomparsa dei genitori anziani ha condotto i figli a forme di sofferenza sempre più acute quanto ignorate dal contesto sociale circostante. L’improvvisa solitudine, il lutto, un attaccamento simbiotico alle figure genitoriali scomparse, una sofferenza mentale non riconosciuta, possono essere fattori che incidono negativamente sulla gestione di sé, del tempo, dello spazio, delle relazioni e del progetto di vita. Il fenomeno però non comprende solo singoli, ma anche nuclei familiari. Si tratta in questi casi di nuclei “difficili”, con tendenza all’autoisolamento, multiproblematici, a volte con membri caratterizzati da patologie fisiche, ritardi cognitivi o disturbi di altro genere. Non è infrequente, tra l’altro, incontrare persone con carriere lavorative pregresse di una certa importanza e un livello di istruzione medio-alto: la cessazione dell’attività lavorativa, nel caso degli anziani, può aver dato avvio ad una forma di ripiegamento su sé stessi anche per l’acutizzazione di forme di sofferenza psichica di cui non ci si è mai fatto carico o mai riconosciute e diagnosticate nel passato della persona.

Invecchiamento e solitudine
I dati confermano che a Roma è in atto da anni, la diminuzione complessiva della popolazione e il suo progressivo invecchiamento. Un dato che colpisce su tutti: quasi il 45% della popolazione romana residente vive sola, con punte del 58,8% nel Municipio I. Questo dato sorprende relativamente, perché Roma è una città sempre più anziana: l’indice di vecchiaia – il numero di anziani rispetto a 100 giovani – risulta essere 179,8, mentre era 174,6 nel 2019 e l’età media è arrivata ad essere di 46,1 anni, al 2019 era pari a 45,9 anni. Per un invecchiamento “sano” è molto importante l’aspetto dell’integrazione sociale che preserva le funzioni cognitive e permette una migliore qualità di vita. Spesso, col progredire dell’età, sia per gli eventi della vita (ad esempio la morte di un genitore o di un coniuge), sia per le modificazioni psicosociali, gli anziani si trovano a fronteggiare la progressiva diminuzione della propria rete parentale e si trovano facilmente esposti all’isolamento e a sentimenti di solitudine, due aspetti non necessariamente coincidenti. Secondo autorevoli studiosi, come il terapeuta John Cacioppo presso l’Università di Chicago, la solitudine che attanaglia una persona ormai anziana, rischia di compromettere inevitabilmente lo stato di salute generale e rischia di incidere sul tasso di mortalità prematura fino al 14% in più rispetto a coetanei non abbandonati a loro stessi.

Esperienza
Dal 2005 nasce questo progetto sperimentale, ad oggi vero e proprio contenitore di servizi domiciliari chiamato “Aiuto alla Persona” per provare ad animare e sensibilizzare le comunità del territorio cittadino, a partire dalle parrocchie, per rafforzare la relazione di prossimità e di comunità, attuando e promuovendo la domiciliarità come stile di attenzione verso le persone più fragili e sole al fine di alleviare lo stato di solitudine, di malattia e di sofferenza domestica con un’attenzione alle nuove povertà relazionali e domestiche. L’obiettivo è quello di far riconoscere sempre la persona come una risorsa preziosa per la comunità; titolare di diritti, doveri, poteri e responsabilità, di cui poter valorizzare le sue capacità e risorse prima ancora dei suoi bisogni. Dal 2024 inoltre, attraverso il programma di Housing sociale don Roberto Sardelli, si vuole essere un segno tangibile e una testimonianza concreta di una mai interrotta attenzione e cura della Chiesa di Roma per quanti nella nostra città sono considerati ultimi e scartati.

Chi presenta l’esperienza
Luca Murdocca, coordinatore dell’ambito “Aiuto alla Persona” della Cooperativa Roma Solidarietà (promossa da Caritas Roma).
All’inizio dell’incontro verrà proiettato un video testimonianza “Assenza di presenza”.

[1]              Una presentazione più ampia del progetto è disponibile nel sito della Caritas di Roma all’indirizzo: https://www.caritasroma.it/cosa-facciamo/accoglienza-diffusa/#1718283422301-6a5c202a-d9d4

[2]              Nelle due forme del progetto sono coinvolte in questo momento quindici parrocchie, due prefetture (gruppi di parrocchie), sette comunità di vita consacrata, due comunità di famiglie, un’associazione.