Testimonianze

Alberto Peratoner

Patriarcato di Venezia

27 Giugno 2025

La sinodalità quale esperienza vissuta di Chiesa – e in un certo senso della Chiesa di sempre, dovremmo dire, a conoscerne la storia, anche se non certo nelle forme di oggi – ha una sua peculiarità, una sua originale unicità incommensurabile con qualsiasi esperienza di collegialità riscontrabile nelle istituzioni umane. Questo spiega, in parte, i fraintendimenti di molta stampa di questi giorni che, riconducendo tutto alle logiche della rappresentanza e affermazione di posizioni e rivendicazione di spazi di potere, a spinte e resistenze di parti che si vorrebbero dialetticamente contrapposte, non sembra neppure in grado di cogliere il senso del vissuto di quello che è stato e continua ad essere il Cammino sinodale delle Chiese in Italia. Si è vissuta un’armonica familiarità nella pluralità dei soggetti coinvolti, nel loro riconoscersi attorno e in Cristo nei momenti celebrativi che hanno scandito le giornate e naturalmente nelle sessioni assembleari e nei momenti di convivialità come negli incontri e colloqui personali durante le pause. Così, nella mobilitazione dinamica di tanta plurale ricchezza nei soggetti coinvolti, dai vescovi ai presbiteri e diaconi, ai consacrati e alle persone a diverso titolo impegnate nella vita pastorale nelle loro diocesi, anche – e forse ancor più – dove i diversi timbri e cromatismi delle molteplici sensibilità si son resi più visibili, chi ha vissuto tutto questo può dire di aver vissuto e avvertito il profondo respiro della Chiesa. Un respiro che è vita, e come vita vuole movimento e tempo. I frutti dell’Assemblea sinodale, ben più che nelle aspettative di un’efficienza operativo decisionale di nuove improbabili “rivoluzioni” del nostro essere e agire, sono già in questo vissuto, che nel ritmo del proprio respiro è fermento in atto di quella Chiesa che si protende nella speranza e così procede nella Storia.